Riportiamo di seguito un breve articolo tratto da Cultura e Coltura con a tema l’attualissimo argomento della tecnologia Block Chain abbinata al mercato agroalimentare. Un salto evolutivo nel percorso di filiera che sembra poter consentire una tracciabilità totale di ciascun singolo prodotto, a beneficio del consumatore e della sua possibilità di informarsi su quanto sta mangiando. Ma come funziona?
La tracciabilità alimentare grazie alla blockchain è realtà
Un mondo in cui con il tuo cellulare, seduto comodamente a tavola, puoi conoscere in pochi secondi tutto, ma proprio tutto, sulla tracciabilità alimentare di ciò che hai nel piatto e nel bicchiere. Perfino i dettagli di origine dell’azienda produttrice, i numeri di lotto, le indicazioni sulla lavorazione, le date di scadenza, lo stoccaggio, la data di spedizione… Un mondo in cui, con pochi click, puoi risalire facilmente a quale tipo di uva è stato utilizzato per produrre il vino contenuto nella bottiglia che stai mettendo nel carrello. Un mondo in cui hai a disposizione delle applicazioni – Api – che ti consentono di personalizzare il servizio di consegna dei prodotti a tuo piacimento. Un mondo, insomma, in cui ciò che acquisti e che porti in tavola non ha più segreti per te. Sicurezza e trasparenza garantite al 100%!
L’innovazione 4.0 più rivoluzionaria
Fantascienza? No. Realtà. In atto. Frutto di una tecnologia rivoluzionaria. Si tratta della blockchain, la “catena dei blocchi”, ossia la tecnologia del registro pubblico che è alla base del bitcoin. L’innovazione 4.0 che sta trasformando il modus operandi di molte imprese in tutto il mondo con ricadute positive su tutti gli attori delle filiere di distribuzione di prodotti e servizi, dal produttore fino al consumatore finale. Finora appannaggio del mondo della finanza, la blockchain sta trasformando anche il settore del food e dell’agroalimentare in particolare. Secondo le stime globali dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, infatti, ogni anno 60 milioni di persone si ammalano a livello mondiale a causa di cibi non idonei agli standard qualitativi. Molte delle questioni critiche che incidono sulla sicurezza alimentare come la contaminazione, le malattie di origine animale, la gestione dei rifiuti e l’onere economico dei richiami di merci corrotte, si basano sulla mancanza di accesso alle informazioni di tracciabilità alimentare. La blockchain promette di essere la soluzione.
Le grandi manovre per avviare la blockchain
Sono state avviate grandi manovre internazionali per istituire una blockchain per la tracciabilità agroalimentare da una cordata di aziende a cui si sono consorziati una serie di partner del calibro di Driscoll, Golden State Foods, Kroger, McCormick e Company, McLane Company, Tyson Foods e IBM. La blockchain a supporto dell’universo alimentare, dunque.
Basti pensare che giganti come Walmart, Nestlé, Unilever, Dole e Carrefour stanno conducendo sperimentazioni per integrare un nuovo modello di tracciabilità alimentare capace di impostare un modello quantitativo e qualitativo delle informazioni condivise lungo l’intera filiera del food. In particolare Carrefour, che ha applicato per la prima volta in Francia e in Europa il modello per il pollo d’Alvernia Filiera Qualità Carrefour: un prodotto di fattoria, allevato all’aria aperta e coperto da Igp, che determina vendite pari a 1 milione di capi all’anno. La tabella di marcia prevede l’estensione della block chain alimentare anche ad altre sette merceologie di prodotti: pomodori, arance, uova, formaggi, hamburger e salmone.
La tracciabilità alimentare non ha più segreti
Quale è dunque l’importanza rivoluzionaria di questa tecnologia? Aumenta la sicurezza, la velocità e la riservatezza delle informazioni lungo tutta la filiera. Gli analisti di Cb Insight hanno evidenziato che la rivoluzione blockchain potrebbe trasformare radicalmente l’industria alimentare globale. Inoltre, secondo uno studio dell’ Oklahoma State University, i vantaggi economici legati all’utilizzo della blockchain nel comparto allevamento porterebbero a un risparmio fino all’80% sui sistemi di tracciabilità. Infine un recente studio del Food Marketing Intitute ha evidenziato che il 44% dei consumatori esige informazioni dettagliate sulle modalità di produzione del cibo acquistato; circa il 43% desidera sapere in che modo i prodotti sono stati trattati, se organici, ogm o privi di conservanti. Tuttavia il 75% non si fida di quanto riportato sulle etichette. In questo caso la tecnologia blockchain consentirebbe agli utenti di tracciare tutte le fasi della filiera contemporaneamente e in tempo reale.
Il made in Italy non verrà più contraffatto
Il made in Italy vuole essere in prima fila in questa rivoluzione della tracciabilità alimentare che promette la tutela della qualità. Maggiore protezione contro frodi e prodotti contraffatti, nonché drastica riduzione dei costi amministrativi e infrastrutturali. Barilla ha, infatti, avviato, il tracciamento del basilico per i sughi pronti, mentre il Bacio Perugina si avvale della blockchain per evitare il rischio di contraffazioni. Sulla stessa linea Italia Carrefour e Coop. Anche il Gruppo Italiano Vini ha avviato un progetto di tracciabilità, mentre EY Italia ha studiato una soluzione di Wine blockchain.