Il Covid-19 non frena l’export del food: nei primi sette mesi del 2020 vendite a +3,5%
È made in Italy il 42% delle conserve di pomodoro e il 14% dei salumi esportati nel mondo. Ma l’obiettivo dei 50 miliardi di export non è stato centrato
di Micaela Cappellini
Aveva un obiettivo, l’agroalimentare made in Italy, per il 2020: ed era quello di raggiungere quota 50 miliardi di export. Poi è arrivato il Covid, e il sogno si è infranto. Eppure, le vendite del food italiano all’estero sono cresciute anche nei primi sette mesi del 2020: del 3,5%, come ricorda Nomisma. Una percentuale di tutto rispetto, se si pensa che la media della manifattura italiana, nello stesso periodo, ha visto l’export crollare del 16,4%. Peccato che questo settore, che rappresenta il 9% del Pil nazionale, ci aveva abituato a ben altre percentuali di crescita.Nell’ultimo decennio, ricorda Nomisma, le esportazioni dell’industria alimentare italiane sono aumentate dell’89%, registrando la seconda maggior crescita – dopo il farmaceutico – tra tutti i settori manifatturieri nazionali.
Ancora oggi l’industria alimentare italiana rappresenta la quinta potenza mondiale nell’export del food&beverage, dopo colossi del calibro di Stati Uniti, Germania, Paesi Bassi e Francia. La nostra industria ha molti primati: è made in Italy il 43% delle conserve di pomodoro esportate nel mondo, il 30% della pasta, il 21% dell’olio di oliva, il 20% del vino, il 14% dei salumi e l’11% dei formaggi.
Tuttavia, la chiusura della ristorazione in giro per il mondo ha creato non poche difficoltà ai nostri esportatori, specie per alcuni comparti. Il vino, per esempio, uno dei campioni del made in Italy all’estero, nei primi sette mesi dell’anno ha visto calare l’export di oltre il 4%.Al contrario, ci sono stati altri prodotti che proprio grazie al lockdown hanno registrato aumenti a doppia cifra: è il caso della pasta, cresciuta del 25%.
Le imprese italiane non sono ottimiste: secondo un’indagine svolta da Nomisma, il 38% di loro si aspetta una riduzione dell’export alimentare per quest’anno e anche per il prossimo. E non solo per il Covid-19: dal contenzioso tra Usa e Ue in tema di dazi alla Brexit senza accordo, sono molte le incognite che pesano sulla bilancia commerciale italiana. Soltanto fra Stati Uniti e Gran Bretagna, due dei mercati a più alta incertezza in questo momento, l’Italia si gioca quasi 8 miliardi delle proprie esportazioni (su un totale di 43).
Per questo il governo italiano è sceso in campo a sostegno dell’agroalimentare sui mercati internazionali. Oltre ad aver espressamente incluso il comparto nel Patto per l’Export,ha lanciato la piattaforma digitale Fiera 365, attraverso cui è possibile sia fare presentazioni virtuali dei propri prodotti sui mercati esteri, sia realizzare vere e proprie missioni virtuali. La Farnesina è anche all’opera per assicurare un corridoio speciale, in questo caso fisico, per i buyer internazionali che vogliono venire in Italia, in modo tale che una volta terminato il viaggio possano tornare a casa senza l’obbligo della quarantena. Sempre il ministero degli Esteri sta lavorando ad accordi quadro con la grande distribuzione in Paesi strategici per l’export italiano come il Canada, il Giappone, la Cina o la Svizzera.
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